venerdì 9 ottobre 2009
Lying on a pink cloud ..translation..
Will:
Il rumore del mondo copre ancora la mia voce
ma ti giuro che la sentirai ancora
Dio, tu mi starai a sentire..
Hai creduto di porre dei limiti alla mia mente
ma adesso io sono stufo di questa vergogna
Lascerò la mia traccia in questo mondo..
Ma spiegami, perché hai messo nella nostra vita
tutto questo bisogno di pregare e di scappare?
Io non voglio più essere così cieco!
E perché adesso mi abbandoni su questa spiaggia
quando tutto quello che voglio è volare,
volare via, alto, lontano..
Mi senti? Mi lascerai andare.. Ti prego lasciami..
Non puoi ignorarmi, non lasciare che la mia anima bruci così
Sono così vicino al sole adesso, alla verità..
O forse ti dà fastidio che sono arrivato così lontano
da solo, con le mie forze?
Ebbene confessalo, se ne hai il coraggio!
Sai che non puoi vietarmi di fare
quello per cui tu stesso mi hai creato
Io sono destinato a volare!
Dipingo le nuvole
ora racchiudono i miei sogni rosa
li tengono al segreto
e le nere orchidee dei miei pensieri
giacciono ormai sui loro soffici veli
bianchi come neve..
Siano maledetti i giorni in cui mi sentivo costretto
a vivere all'ombra delle mie stesse bugie
quando cercavo disperatamente di ingannare me stesso e la mia mente
chiuso dentro la mia banale vita di tutti i giorni
e mi sentivo perso nelle tenebre
mi sentivo perso e non vedevo una via d'uscita
e tutto quello che potevo sentire...
era il desiderio di volare un giorno fino al sole per toccarlo
di passarci attraverso e penetrare il velo per vedere di chi ero veramente
Perciò, adesso, lasciami arrivare al sole
lasciami toccare il sole
fammi arrivare oltre il tramonto
fammi volare fino a quelle nuvole rosa
Se tu guardi fisso nel tramonto
Anche tu troverai la tua nuvola rosa
Se cerchi le risposte
le troverai lì con me
Se non ti piace il mondo quaggiù
Vieni con me, la mia nuvola ti piacerà
Se cerchi qualcosa per cui morire
diventa il mio paradiso, e io diventerò il tuo inferno
Dai..Vieni..Dai..Vieni..
perché la strada dell'eccesso..
..porta al palazzo della conoscenza
Sono stanco delle tue falsità
D'ora in poi non mi freghi
E' molto meglio se affondo nel tuo inferno
se non posso scorrazzare libero nel tuo Eden
Sono stanco della tana oscura in cui mi hai cacciato
ora lo creo io un nuovo mondo, una nuova terra
laggiù dove le nuvole rosa si distendono
Dio lasciami volare, lasciami stare!
Lasciami raggiungere il sole
Lasciami volare fino alle mie nuvole rosa!
Tutte le seconde vite che viviamo
tutti cavalli di Troia per la nostra ipocrita morale
Io sento una voglia, una volontà cosmica in me
e ho tutto il cosmo per cercare un'intuizione di un dio
che non c'è!!
Non mi senti, eh? Mi lascerai cadere?
Non sono indispensabile per te?
Se sei così tanto dentro di me, dimmi perché non sei in grado di sentirmi,
di provare quello che provo io, dimmi, perché?
Devo dimenticarmi che esisti, bestemmiarti e gettarti via?
Ti sono arrivato così vicino questa volta, sono così vicino a questo sole..
Adesso non puoi più ignorarmi..ora ho capito..
ho trovato le mie risposte..a tutte le domande
a tutte le domande
.. potrò sdraiarmi sulle mie nuvole rosa
mi distenderò su di loro
sdraiato sulle mie nuvole
mi distenderò su di loro..
track 4 - Lying on a pink cloud ..the lyrics..
Will:
The world’s noise still covers my voice
But I swear you will hear it again!
God, you’ll hear me again!
You believed to confine my mind
But now I’m sick of this shame!
I will leave my trace..
Oh why did you throw into my life
All this need to pray and hide?
I don’t want to be so blind
And why do you leave me on this shore
While I only want, I only want to fly high away
High away, away…
Don’t you hear me? Won’t you let me go? Let me go…
You can’t ignore me, don’t let me burn my soul…
Now I’m close to the sun!
Or maybe does it hurt you that I’ve reached this far?
Now confess, if you dare...
You can’t deny me what you created me for….
I’m destined to fly...
The clouds I dye
Now my pink dreams they hide
Black orchids lie
on the soft veils around
of snowy white
Damned be the days when I lied
in the shadows of my lies
when I was desperately tryin’ to deceive myself and my own mind
(within a dull dry ordinary life!)
and I was lost into the dark oh I was lost and I saw NO WAY OUT
All I could feel was all my need to feel the heat of the sun
I had to break beyond the sun to pierce the veil of who I am
Let me reach the sun
Let me touch the sun
Let me fly to the pink clouds!
If you stare into the sunset
A pink cloud you’ll find for your needs
-If you’re looking for the real answers
You’ll find them up there with me
If the world is not what you like here
Come with me, my pink cloud will be
-If you need just something to die for
You’ll be my heaven, your Hell I will be!
Come on, come on, come on, come on….
THE ROAD OF EXCESS LEADS..
..TO THE PALACE OF WISDOM
I’m sick of all of your fakes
And now you won’t fool me again!
I’d better sink into hell
If I can’t be free in your Eden!
I'm sick of your darkened den
and now I'll create a new land
where my pink clouds lie..Oh God let me fly!
Oh God let me..let me reach the sun
Let me reach the sun
Let me, let me fly to my pink cloud!
Second lives: trojan horses
For our moral ipocricy!
A cosmic will, a cosmic search for
An intuition of god THAT IS NOT!
Don’t you hear me? Will you let me fall? Am I not indispensable?
If you’re within me, why can’t you feel me at all? Oh why you don’t?
Or should just forget you, damn you and let you go? I’m so close to the sun!
You can’t ignore me, now I’ll find my answers, my answers to all…all…to all…
I’ll be lying on my pink cloud,
lying on my pink cloud,
lying on my pink cloud!
track 4_Lying on a pink cloud ..the storyline..
Chapter III - "Breaking the Circle"
Track 4_Lying on a pink cloud
Track 4_Lying on a pink cloud
Will rimane fermo e scosso sulla spiaggia, come soggiogato dal fiume in piena di sensazioni, rivelazioni e ricordi che si è appena scatenato nella sua anima.
Il suo doppio, insieme ai milioni di Sé cui egli stesso aveva dato vita per rispondere alle formalità forzate ed ai ritmi incessanti dell'ordinaria bugia della sua mediocre esistenza, sembrano non poter essere più controllati, repressi, nascosti. Hanno sofferto troppo, sono stati al chiuso troppo a lungo. Bisogna spezzare il cerchio.
Will sente in sé l'irrenefrenabile desiderio di lasciarli a briglia sciolta, di ribellarsi, di sentirseli dentro vivi come non mai, come irrinunciabili parti di Sé che finalmente devono trovare la loro via verso il mondo, accompagnarsi a quel finto simulacro d'uomo che è diventato, solo forma e niente sostanza, per completarlo e farlo vivere davvero per intero.
Ma c'è un solo mezzo per riuscire a fare questo. Bisogna abbandonarsi, mettere da parte la ragione, aprirsi all'esperienza, sciogliere i vincoli delle abitudini, dei legami ordinari, delle forme e del rispetto. Liberarsi significa ribellarsi, non c'è altra maniera. Andare contro, controcorrente, scontrarsi con l'idea di sé stesso e con la gente.
Se la realtà pratica non basta più e la quotidianità rende tutto vuoto e mediocre, svuotando l’uomo stesso delle sue “potenzialità d’infinito”, e allontanandolo da tutto ciò che sublime e liberatorio, dal contatto vero ed autentico con il mondo, il primo passo da compiersi è un atto di PURA RIBELLIONE, volto a sciogliere tutti i vincoli (fisici ed ideali) che lo tengono in qualche modo "attaccato" a quella realtà.
Serve quindi una rivolta pura e definitiva contro tutte le forme e gli schemi da sempre avvertiti come imposti che hanno “narcotizzato” il nostro spirito più verace e profondo, impedendoci di andare a “toccare il sole” della nostra esistenza come novelli Icari in un mondo non più mitologico. Will è ormai fermamente convinto di questo.
Non bisogna indugiare, non c'è più tempo.
Atterrito, sfinito, come sperduto ed esausto su quella spiaggia, Will lancia dunque la sua sfida, lancia dunque il suo grido di libertà.
E' un grido che si erge contro i limiti umani e persino contro la nostra stessa idea di Dio.
E’ il canto di un nuovo dantesco Ulisse, che avvolto nelle fiamme dell’inferno trova ancora l’ardire di gridare a Dio e al mondo intero che nel piccolo della sua umanità è giunto oltre i confini, oltre le colonne d’Ercole di questo mondo, avvicinandosi più d'ogni altro al divino segreto dell’universo. E’ un inno alla mente dell’uomo, alle ali del suo pensiero e alla sua essenziale indipendenza.
Will vuole vivere tutto sé stesso. Non vuole avere confini. Vuole godere di ciò che è in grado di pensare, di creare, di sentire.
L’uomo, infatti, se riesce col suo pensiero a “immaginare” certe cose, a “crearne” delle altre, a “sentirne” altre ancora, è in tutto e per tutto uguale a dio.
Eppure, buttato in questo mondo che è tutto sovrastruttura, dove tutto è stato imposto dall’alto, destinato a svilupparsi entro i confini ristretti dell’esperienza “consentita” delle cose - può ambire solo all’intuizione e mai alla vera conoscenza.
Ha ali per volare, ma non sa che farsene.
La verità gli sfugge di passo in passo, il potere dei sensi si ferma ad una precisa soglia. Perché?? Perché non dimostrare a dio stesso che l’uomo può crearsi un nuovo mondo per sé, un nuovo cielo in cui volare liberamente?
Perché non abbandonarsi all'incessante fluire della vita che batte insieme al sangue che scorre nelle nostre vene, e cedere a tutti i nostri istinti, a tutte le voci che c'insidiano la mente, alle nostre mille identità nascoste, ai paradisi dei nostri sensi e dei nostri sogni, alle sapienti costruzioni delle nostre menti??
Il cielo non ha limiti, il sole non può bruciare le nostre ali.
Laggiù, dietro al tramonto, tra le nuvole rose squarciate da quel sole, esiste un mondo che è frutto dell'umanità ed è il mondo per l'uomo perfetto.
Attraverso l’esperienza del sublime, trascendendo ogni limite, si può giungere al sapere autentico delle cose, al controllo delle stesse, al possesso del segreto stesso dell’esistere, che è il godimento di ciò che ci offre il mondo senza il rimorso del senso di colpa e il rimpianto delle regole infrante.
La nuvola rosa è un’ “isola che non c’è” che in realtà c’è e si può raggiungere.
Quella è la meta che Will vuole raggiungere. Vuole tornare ad essere vero.
Il mondo ha confini diversi da quelli che diamo per scontati. L’uomo, con la sua volontà, nel suo pensiero infinito, può spostare infatti quei confini ed essere pienamente sé stesso, proprio come un dio, indispensabile a sé, agli altri e all’universo.
La strada dell’eccesso sensoriale appare in questo senso la prima da percorrere.
Andare oltre quello che sente la massa, oltre il consentito, oltre i limiti imposti dalla macchina. Alla ricerca dei paradisi artificiali, direbbe Baudelaire. Per spalancare le porte della percezione, direbbe Jim Morrison. E questo è quello che dice Will:
"Sei tu, Dio, che mi ha sbarrato le porte del paradiso, per effetto dei limiti mi hai voluto imporre? Allora io forzerò quei limiti per toccare il fondo del fondo del più infimo inferno, perché al di là di quello e di me stesso, non posso che trovare che l'ego che mi riempie e l'ego che m'ha creato...."
Il suo doppio, insieme ai milioni di Sé cui egli stesso aveva dato vita per rispondere alle formalità forzate ed ai ritmi incessanti dell'ordinaria bugia della sua mediocre esistenza, sembrano non poter essere più controllati, repressi, nascosti. Hanno sofferto troppo, sono stati al chiuso troppo a lungo. Bisogna spezzare il cerchio.
Will sente in sé l'irrenefrenabile desiderio di lasciarli a briglia sciolta, di ribellarsi, di sentirseli dentro vivi come non mai, come irrinunciabili parti di Sé che finalmente devono trovare la loro via verso il mondo, accompagnarsi a quel finto simulacro d'uomo che è diventato, solo forma e niente sostanza, per completarlo e farlo vivere davvero per intero.
Ma c'è un solo mezzo per riuscire a fare questo. Bisogna abbandonarsi, mettere da parte la ragione, aprirsi all'esperienza, sciogliere i vincoli delle abitudini, dei legami ordinari, delle forme e del rispetto. Liberarsi significa ribellarsi, non c'è altra maniera. Andare contro, controcorrente, scontrarsi con l'idea di sé stesso e con la gente.
Se la realtà pratica non basta più e la quotidianità rende tutto vuoto e mediocre, svuotando l’uomo stesso delle sue “potenzialità d’infinito”, e allontanandolo da tutto ciò che sublime e liberatorio, dal contatto vero ed autentico con il mondo, il primo passo da compiersi è un atto di PURA RIBELLIONE, volto a sciogliere tutti i vincoli (fisici ed ideali) che lo tengono in qualche modo "attaccato" a quella realtà.
Serve quindi una rivolta pura e definitiva contro tutte le forme e gli schemi da sempre avvertiti come imposti che hanno “narcotizzato” il nostro spirito più verace e profondo, impedendoci di andare a “toccare il sole” della nostra esistenza come novelli Icari in un mondo non più mitologico. Will è ormai fermamente convinto di questo.
Non bisogna indugiare, non c'è più tempo.
Atterrito, sfinito, come sperduto ed esausto su quella spiaggia, Will lancia dunque la sua sfida, lancia dunque il suo grido di libertà.
E' un grido che si erge contro i limiti umani e persino contro la nostra stessa idea di Dio.
E’ il canto di un nuovo dantesco Ulisse, che avvolto nelle fiamme dell’inferno trova ancora l’ardire di gridare a Dio e al mondo intero che nel piccolo della sua umanità è giunto oltre i confini, oltre le colonne d’Ercole di questo mondo, avvicinandosi più d'ogni altro al divino segreto dell’universo. E’ un inno alla mente dell’uomo, alle ali del suo pensiero e alla sua essenziale indipendenza.
Will vuole vivere tutto sé stesso. Non vuole avere confini. Vuole godere di ciò che è in grado di pensare, di creare, di sentire.
L’uomo, infatti, se riesce col suo pensiero a “immaginare” certe cose, a “crearne” delle altre, a “sentirne” altre ancora, è in tutto e per tutto uguale a dio.
Eppure, buttato in questo mondo che è tutto sovrastruttura, dove tutto è stato imposto dall’alto, destinato a svilupparsi entro i confini ristretti dell’esperienza “consentita” delle cose - può ambire solo all’intuizione e mai alla vera conoscenza.
Ha ali per volare, ma non sa che farsene.
La verità gli sfugge di passo in passo, il potere dei sensi si ferma ad una precisa soglia. Perché?? Perché non dimostrare a dio stesso che l’uomo può crearsi un nuovo mondo per sé, un nuovo cielo in cui volare liberamente?
Perché non abbandonarsi all'incessante fluire della vita che batte insieme al sangue che scorre nelle nostre vene, e cedere a tutti i nostri istinti, a tutte le voci che c'insidiano la mente, alle nostre mille identità nascoste, ai paradisi dei nostri sensi e dei nostri sogni, alle sapienti costruzioni delle nostre menti??
Il cielo non ha limiti, il sole non può bruciare le nostre ali.
Laggiù, dietro al tramonto, tra le nuvole rose squarciate da quel sole, esiste un mondo che è frutto dell'umanità ed è il mondo per l'uomo perfetto.
Attraverso l’esperienza del sublime, trascendendo ogni limite, si può giungere al sapere autentico delle cose, al controllo delle stesse, al possesso del segreto stesso dell’esistere, che è il godimento di ciò che ci offre il mondo senza il rimorso del senso di colpa e il rimpianto delle regole infrante.
La nuvola rosa è un’ “isola che non c’è” che in realtà c’è e si può raggiungere.
Quella è la meta che Will vuole raggiungere. Vuole tornare ad essere vero.
Il mondo ha confini diversi da quelli che diamo per scontati. L’uomo, con la sua volontà, nel suo pensiero infinito, può spostare infatti quei confini ed essere pienamente sé stesso, proprio come un dio, indispensabile a sé, agli altri e all’universo.
La strada dell’eccesso sensoriale appare in questo senso la prima da percorrere.
Andare oltre quello che sente la massa, oltre il consentito, oltre i limiti imposti dalla macchina. Alla ricerca dei paradisi artificiali, direbbe Baudelaire. Per spalancare le porte della percezione, direbbe Jim Morrison. E questo è quello che dice Will:
"Sei tu, Dio, che mi ha sbarrato le porte del paradiso, per effetto dei limiti mi hai voluto imporre? Allora io forzerò quei limiti per toccare il fondo del fondo del più infimo inferno, perché al di là di quello e di me stesso, non posso che trovare che l'ego che mi riempie e l'ego che m'ha creato...."
In Circle ..translation..
Will:
L'oceano è disteso davanti ai miei occhi
nella silenziosa cantilena della marea
Mi sento così strano
Sento il sangue che mi corre forte dentro le vene
I miei nervi che tremano come tremano le onde
Vedo volare i gabbiani, e intanto
emozioni che non ho mai provato
si affollano nella mia mente
Non riesco a capire..
Dentro, nel profondo di me stesso
Sento come l'eco di un'altra vita..diversa..
..e se passassi dall'altra parte?
Non mi sento più mio
Sto perdendo il controllo
L'oceano mi chiama
Sento la voce che m'assilla nei miei sogni
Sento che mi sta chiamando
La marea mi sta chiamando a sé
Devo allentarmi il nodo della cravatta
Mi sento affogare
dentro un mare di bugie...
e perché, perché tutto intorno quello che vedo
mi sembra nascondere qualcos'altro?
Tutto sembra cambiare incessante proprio davanti ai miei occhi
Ricordi che non sapevo di avere
vanno e vengono nella mia testa
Ombre spaventose di un passato cui non posso credere
Ero davvero io?
Posso ancora far finta di non essere stato io?
Così tante volte..
così tante volte mi sono sentito vuoto dentro
come se nessuno potesse mai davvero arrivare
dalla mia parte...
ma oggi è diverso...il veleno adesso è in circolo!
L'oceano adesso sta piangendo
mi racconta una storia di me
che non avevo mai sentito
e..nella mia testa
gira un carosello acido di perché
insieme a tutti i pezzi di me che mi sono lasciato alle spalle
Sto forse affogando
in questo mare senza sponde?
Chi mi ha condannato a questo?
Il secondo Will, che esce fuori:
TU! Tu menti a te stesso!
Fai finta di non sapere..
Ma pensi davvero possa finire qui?
No...tu non puoi esserti scordato
di tutto il dolore che hai lasciato
per colpa di quel milione di ego
che ti sei creato per essere sempre il migliore
perché tu, caro Will, tu volevi di più, sempre di più
e passo dopo passo, ti sei reso conto che non ce la facevi più
a desiderare sempre di più, e a non ottenere mai abbastanza di quello che volevi tu,
a non arrivare mai abbastanza vicino alla tua meta,
mai abbastanza su
e allora..allora hai cominciato ad adorare un altro dio
diverso da quello che amavi e rispettavi un tempo
e quel dio eri tu, Will, eri tu!
L'insoddisfazione, la moltiplicazione di te
la delusione d'illuderti nell'incomprensione
paura, abbandono, sfrenata passione
clausura, inganno, la tua frustrazione!
Eri stufo, stufo del mondo
di un mondo dove potevi solo intuire il senso del Tutto
senza mai arrivare davvero ad afferrarlo
dov'eri sempre troppo piccolo per prendere il controllo
e un giorno poi lo sai di punto in bianco
ti sei ritrovato più stanco, e più vuoto e assetato
e adesso non resisti più, puoi solo lasciare perdere
e abbandonarti alla corrente
puoi solo chiudere le porte, smettere di pensare,
ficcare tutto il mondo dentro il tuo piccolo mondo
e aspettare sulla riva, da solo, che cambi la direzione
non salperai più, non ti controllerai più
sperando che restando fuori dal vento
sfuggirai a qualsiasi tempesta
sperando che restandotene da solo
potrai andare meglio d'accordo con te stesso
tagliando gli alti e i bassi
giusto cercando di galleggiare tra il bene e il male
tra la tua gloria e la tua perdizione
senza mai lasciarti amare da nessuno, da nessun altro oltre te
giusto perché hai paura che prima o poi
qualcuno verrà da te a chiederti di ricambiare..
Perciò adesso vieni dalla mia parte
Ti faccio vedere io come si fa a sopravvivere
Potrai finalmente imparare a volare
Guarda qui questa marea
Non lo vedi che anche gli oceani possono diventare deserti
Non mi dire che tu non sei in grado di raccontarti un'altra bugia...
Will:
Sto correndo in cerchio, inseguendo me stesso, mentre fisso il sole
Faccio avanti e indietro, ti cerco, ma dove sei finito?
Il secondo Will, di nuovo fuori:
Io sto qui con te
Ti dirò le mie verità
Ti conforterò
Prenderò su di me il tuo dolore e le tue ferite
Ti darò una nuova identità
Violerò tutte le regole
Rifarò il tuo passato
E ti farò scordare di tutto il resto
Vuoi diventare un uomo nuovo?
Non vuoi vedere fino a che punto si può arrivare?
Will:
..e io ancora corro, disegnando cerchi sulla sabbia..
L'oceano è disteso davanti ai miei occhi
nella silenziosa cantilena della marea
Mi sento così strano
Sento il sangue che mi corre forte dentro le vene
I miei nervi che tremano come tremano le onde
Vedo volare i gabbiani, e intanto
emozioni che non ho mai provato
si affollano nella mia mente
Non riesco a capire..
Dentro, nel profondo di me stesso
Sento come l'eco di un'altra vita..diversa..
..e se passassi dall'altra parte?
Non mi sento più mio
Sto perdendo il controllo
L'oceano mi chiama
Sento la voce che m'assilla nei miei sogni
Sento che mi sta chiamando
La marea mi sta chiamando a sé
Devo allentarmi il nodo della cravatta
Mi sento affogare
dentro un mare di bugie...
e perché, perché tutto intorno quello che vedo
mi sembra nascondere qualcos'altro?
Tutto sembra cambiare incessante proprio davanti ai miei occhi
Ricordi che non sapevo di avere
vanno e vengono nella mia testa
Ombre spaventose di un passato cui non posso credere
Ero davvero io?
Posso ancora far finta di non essere stato io?
Così tante volte..
così tante volte mi sono sentito vuoto dentro
come se nessuno potesse mai davvero arrivare
dalla mia parte...
ma oggi è diverso...il veleno adesso è in circolo!
L'oceano adesso sta piangendo
mi racconta una storia di me
che non avevo mai sentito
e..nella mia testa
gira un carosello acido di perché
insieme a tutti i pezzi di me che mi sono lasciato alle spalle
Sto forse affogando
in questo mare senza sponde?
Chi mi ha condannato a questo?
Il secondo Will, che esce fuori:
TU! Tu menti a te stesso!
Fai finta di non sapere..
Ma pensi davvero possa finire qui?
No...tu non puoi esserti scordato
di tutto il dolore che hai lasciato
per colpa di quel milione di ego
che ti sei creato per essere sempre il migliore
perché tu, caro Will, tu volevi di più, sempre di più
e passo dopo passo, ti sei reso conto che non ce la facevi più
a desiderare sempre di più, e a non ottenere mai abbastanza di quello che volevi tu,
a non arrivare mai abbastanza vicino alla tua meta,
mai abbastanza su
e allora..allora hai cominciato ad adorare un altro dio
diverso da quello che amavi e rispettavi un tempo
e quel dio eri tu, Will, eri tu!
L'insoddisfazione, la moltiplicazione di te
la delusione d'illuderti nell'incomprensione
paura, abbandono, sfrenata passione
clausura, inganno, la tua frustrazione!
Eri stufo, stufo del mondo
di un mondo dove potevi solo intuire il senso del Tutto
senza mai arrivare davvero ad afferrarlo
dov'eri sempre troppo piccolo per prendere il controllo
e un giorno poi lo sai di punto in bianco
ti sei ritrovato più stanco, e più vuoto e assetato
e adesso non resisti più, puoi solo lasciare perdere
e abbandonarti alla corrente
puoi solo chiudere le porte, smettere di pensare,
ficcare tutto il mondo dentro il tuo piccolo mondo
e aspettare sulla riva, da solo, che cambi la direzione
non salperai più, non ti controllerai più
sperando che restando fuori dal vento
sfuggirai a qualsiasi tempesta
sperando che restandotene da solo
potrai andare meglio d'accordo con te stesso
tagliando gli alti e i bassi
giusto cercando di galleggiare tra il bene e il male
tra la tua gloria e la tua perdizione
senza mai lasciarti amare da nessuno, da nessun altro oltre te
giusto perché hai paura che prima o poi
qualcuno verrà da te a chiederti di ricambiare..
Perciò adesso vieni dalla mia parte
Ti faccio vedere io come si fa a sopravvivere
Potrai finalmente imparare a volare
Guarda qui questa marea
Non lo vedi che anche gli oceani possono diventare deserti
Non mi dire che tu non sei in grado di raccontarti un'altra bugia...
Will:
Sto correndo in cerchio, inseguendo me stesso, mentre fisso il sole
Faccio avanti e indietro, ti cerco, ma dove sei finito?
Il secondo Will, di nuovo fuori:
Io sto qui con te
Ti dirò le mie verità
Ti conforterò
Prenderò su di me il tuo dolore e le tue ferite
Ti darò una nuova identità
Violerò tutte le regole
Rifarò il tuo passato
E ti farò scordare di tutto il resto
Vuoi diventare un uomo nuovo?
Non vuoi vedere fino a che punto si può arrivare?
Will:
..e io ancora corro, disegnando cerchi sulla sabbia..
venerdì 11 settembre 2009
track 3 - In circle ..the lyrics..
In Circle ..lyrics..
Will:
Ocean lies
In the silent lullaby
Of the tide
I feel so strange
I feel the blood that’s runnin’ through my veins
My nerves tremblin’ like the waves
While sea-gulls fly
Unknown emotions crowdin’ in my mind
I can’t realize
Deep inside
I hear the echos of a different life
What if I cross the line?
Oh ooh oh oh
(Not mine anymore)
Oh ooh oh oh
(I’m losing control)
Ocean’s callin’ me
Here’s the voice that’s haunting my dreams
I hear it’s calling me!
The Tide is calling me!
Gotta loose my tie
Feel like I’m sinking
In a sea of lies
And why oh why
All I see seems in disguise?
All seems to change before my eyes…
Memories never recalled
Come and go through my head
Frightening shades of a maddening past
Oh was it really me?
How could I pretend?
So many times
I've felt empty inside
like if no-one could get by my side..
Yet the poison was ...in circle!
Ocean cries
It tells me a story ‘bout myself
I’ve never heard
And in my mind
An acid carousel of WHYs
Pieces of me I’ve left behind
Am I drownin’
In this sea without shores?
Who condemned me?
The 2nd Will, coming out:
You!!! What a liar you ARE!!
You pretend to know not,
Now d’you think it’s all over?
No you, no you cannot forget
All the pain that you shed
For the million yourselves
You’ve created to stay always the best!
‘Cause Will you, you needed more, always more
and step by step you've realized that you couldn’t cope,
always longing for more and more,
and never, never close enough to your goal,
and then you begun to adore a different god
from the one you once loved
'cause it was just YOU yourself that you adored!
...unsatisfaction, multiplication,
unrevelation, misrepresentation,
fear, abandon and passion,
closure, frustration and self-deception!
'Cause you were sick, sick of this world
where you’ve got the intuition of all,
but you’re always too small to get the control,
and then you know one day you start feeling empty and alone
and then you can just give up and let yourself go, just go with the flow,
and you close all the doors, you stop thinkin’ at all,
so you shrink the whole world into your self ego,
and you stay on your shore, on your own,
‘cause you, you won’t sail anymore,
far from the breeze to have the tempest cut off, alone,
just to get better along with your soul, cuttin’off both the highs and the lows,
just to keep floatin’ between good & evil, between glory and gore,
really never loving anyone, afraid to sooner or later be asked to really LOVE!
So come by my side
I will show you how to survive
And how you can learn to fly
Now look at the tide
Don’t you see that even oceans run dry
Can’t you tell yourself a lie?
Will:
In circles now I run / Just staring at the sun
Oh I toss and turn / Oh where have you gone?
The 2nd Will, coming out again:
I am here with you
I will tell you always the truth
I will comfort you
I’ll take on me your pain and your wounds
I will build a new you
I will break every rule
I’ll make up your past
I'll make you forget the rest
Wanna be a brand new man??
Wanna see where it ends?
Will:
…I’m still running…in circles
giovedì 12 febbraio 2009
track 3_In circle: the storyline
Chapter II - "Under the rain"
Track 3_In Circle
Track 3_In Circle
Un pensiero solo comincia a insinuarsi nella mente di Will: una vita che gira a vuoto, in una spirale senza senso che avvolge tutto e tutti per lasciarci soli e insoddisfatti nell'occhio del ciclone, è una vita che non può valere niente.
Mentre la pioggia comincia a cadere incessante, e il cielo si oscura, la testa di Will comincia a girare vorticosamente dietro a questo pensiero, quasi insieme con lui, al ritmo serrato delle onde che si infrangono con sempre maggiore veemenza sugli scogli. Il fragore dei flutti si accompagna a quello dei mille rimorsi e dei mille rimpianti che il passato prende a ripresentargli dagli anditi reconditi di quelle mille occasioni che la vita gli ha messo davanti, e che egli sente di aver in qualche modo irrimediabilmente perduto. In un solo istante, Will si rende conto che ormai egli stesso è perduto, e che non potrà più tornare indietro. L'insistenza di quel pensiero rende ogni resistenza inutile e intollerabile: Will realizza immediatamente di aver commesso un errore, un errore fatale. Non si sarebbe mai dovuto lasciare andare in quel modo. Non avrebbe dovuto perdere il controllo...non avrebbe mai dovuto abbandonarsi a sé stesso in quella maniera persa e selvaggia, annientante, sconfortante. Da tempo aveva giurato a sé stesso di non provarci mai più. Troppe volte si era già trovato sull'orlo dell'abisso, sull'orlo di domande che non avrebbero avuto la speranza d'una qualsiasi risposta. Il controllo era tutto. Non si sarebbe potuto mai fingere per davvero se non si fosse risuciti a credere fermamente in quella finzione più che nella realtà. Will questo lo sapeva bene. Ma in quel momento non poteva reggere, aveva passato il limite. C'erano domande che non si dovevano fare. Cose che non si dovevano neanche sfiorare. Sensazioni che non si doveva assolutamente provare. Bisognava ogni volta fermarsi al momento giusto, senza andare mai troppo oltre.
Il compromesso, Will, il compromesso. Una lotta senza più quartiere. E anche stavolta, si sarebbe dovuto fermare. Si sarebbe dovuto imporre di fermarsi. Non doveva rimanere con sé stesso così a lungo, così a fondo, così inerme, così distante dalle creature la cui realtà veniva solo dalla sua mente.
Ma quella volta, quella volta, lui non seppe fermarsi. Si sentiva così "reale", lì, solo davanti al mare. Forse aveva passato il segno. Forse tutto quello sarebbe stato da giustificare. Forse andava avanti da troppo tempo, e di più non avrebbe potuto fare. Ma non avrebbe dovuto sondare la sua anima fino a quel punto. Avrebbe dovuto lasciar perdere. Eppure, non lo fece. Il veleno era già in circolo. Lo sentiva scorrere forte nelle sue vene, nelle profondità più infami della sua anima nera e confusa, lo sentiva battergli nelle tempie, crescere nel suo cuore in un battito in preda al più assurdo furore. Sapeva ormai che sarebbe stato un viaggio senza ritorno. Che non avrebbe a quel punto potuto opporre davvero alcuna resistenza. Presentiva che sarebbe naufragato senza scampo, in quel mare senza sponde né orizzonte, che pareva ormai chiamarlo a sé, anche lui gonfio d'ansia e di furore, forte e incessante come un incubo cui nessuna logica può sperare di dare delle risposte. Quel veleno era in circolo. Non avrebbe potuto fermarlo. Quella stessa ingannevole realtà che egli stesso aveva confezionato cominciava a perdere consistenza, a perdere vigore, a scontrarsi, ad infrangersi e a sfrangiarsi contro qualcosa che l'avrebbe completamente distrutta nel giro di pochi istanti. Quell'inerzia di mediocrità cui si era abbandonato non solo poteva essere spezzata, ma doveva esserlo. Ormai sarebbe bastato solo un piccolo ma deciso atto di volontà, un solo passo nell'abisso, e indietro lui non sarebbe più tornato. Ormai il germe del dubbio, della delusione e del disincanto si era insinuato. Bastava una piccola, impercettibile crepa, per far crollare il palazzo. Il black out era infatti cominciato. Quell'inquieta smania d’infinito, covata a lungo nel regno dei sogni e delle false ipotesi, si era infilata ormai in ogni angolo della realtà. La sua spersonalizzazione, la sua moltiplicazione, la sua piccola egocentrica irrefrenabile rivoluzione personale, tutto era già in atto. Le voci nella sua testa si fanno più insistenti. Urlano, strepitano, si agitano, si confondono, emergono, riaffondano. Sono tutti quei Sè che Will aveva covato dentro giorno dopo giorno, tutti i suoi scheletri nell’armadio che egli aveva pazientemente accumulato nello spazio di una vita. Ma la tempesta era arrivata ormai, e travolge tutto.
Arriva la botta, la rabbia, la frustrazione, per una vita passata solo ad aspettare e ad abbozzare, ad aspettare gli alti e i bassi, ad adeguarsi al socialmente utile, condiviso, giusto, a dimenticare il proprio istinto.
Anche qui il mare, con la sua distesa sconfinata che si apre alla tempesta davanti agli occhi invasati di Will, gioca la sua parte importante: il gioco della marea lo suggestiona, e gli richiama alla mente, mentre l’acqua si abbassa fin quasi a confondersi con la nuda sabbia, la sua vita d’abbandono e di resa, quel suo lasciarsi andare alla corrente, nella sua finta atarassia dei giusti…Con la bassa marea tutto ciò che l’oceano ha nascosto riemerge gloriosamente ed impietosamente: le conchiglie più belle, assieme agli orrendi calcinacci. Tutte le scorie riemergono. Ma riemergono anche le voglie e i sogni più vivi. Il veleno ormai è in circolo. La seduzione è iniziata. Will viene tentato oramai dai suoi stessi alter ego, da quelli che aveva nascosto fino a quel momento per ingraziarsi il mondo. Sente che essi prendono possesso dei suoi nervi, dei suoi sensi, della sua ragione. E, alla fine, è costretto a cedere alle loro lusinghe. Ormai, ha deciso. Il passo è stato fatto. Il dado è tratto.
Vivrà senza limiti tutto sé stesso, anche a costo di perdere tutto. Solo così egli sente che potrà raggiungere l'unica vera pace che è stata concessa agli uomini, che è la pace dei sensi, l'unica in grado di aprire le porte dell'unica vera vita. Niente di quello che aveva messo in piedi nella sua viziosa opera di ipocrisia gli pare ormai abbastanza forte da trattenerlo. E' più forte di lui. Non può che lasciarsi andare. Pronto a sfidare tutto e tutti, a travolgere gli déi e gli uomini, pur di affermarsi e vincere un nuovo Sé stesso. Pronto ad esplorare la propria mente e il proprio corpo fino all’inverosimile, oltre ogni barriera possibile. La vita è “finita”? Will è pronto a passare per tutti i maledetti finiti punti di questa stramaledetta vita. Pronto a lasciare il segno, il segno di essere entrato in comunicazione, o perlomeno in collisione, con tutto quello che lo circonda, e di aver perciò vissuto tutto, nel bene e nel male, e anzi al di là del bene e del male.
Se la vita non vale niente, perché non fa che deluderci, tanto vale sfidare pure la morte. Vivere al confine, sulla lama del rasoio. Perché frenare, se tanto la strada finirà comunque contro un muro? Almeno, si muore dopo aver conosciuto, dopo aver toccato, dopo aver sentito. Anche dopo aver sofferto, certo, sì, ma perlomeno dopo aver sentito come un dio, cazzo, dopo esserglisi avvicinati il più possibile a questo dio, al costo di passare per lle fiamme dell'inferno per arrivare al suo maledetto paradiso...
Mentre la pioggia comincia a cadere incessante, e il cielo si oscura, la testa di Will comincia a girare vorticosamente dietro a questo pensiero, quasi insieme con lui, al ritmo serrato delle onde che si infrangono con sempre maggiore veemenza sugli scogli. Il fragore dei flutti si accompagna a quello dei mille rimorsi e dei mille rimpianti che il passato prende a ripresentargli dagli anditi reconditi di quelle mille occasioni che la vita gli ha messo davanti, e che egli sente di aver in qualche modo irrimediabilmente perduto. In un solo istante, Will si rende conto che ormai egli stesso è perduto, e che non potrà più tornare indietro. L'insistenza di quel pensiero rende ogni resistenza inutile e intollerabile: Will realizza immediatamente di aver commesso un errore, un errore fatale. Non si sarebbe mai dovuto lasciare andare in quel modo. Non avrebbe dovuto perdere il controllo...non avrebbe mai dovuto abbandonarsi a sé stesso in quella maniera persa e selvaggia, annientante, sconfortante. Da tempo aveva giurato a sé stesso di non provarci mai più. Troppe volte si era già trovato sull'orlo dell'abisso, sull'orlo di domande che non avrebbero avuto la speranza d'una qualsiasi risposta. Il controllo era tutto. Non si sarebbe potuto mai fingere per davvero se non si fosse risuciti a credere fermamente in quella finzione più che nella realtà. Will questo lo sapeva bene. Ma in quel momento non poteva reggere, aveva passato il limite. C'erano domande che non si dovevano fare. Cose che non si dovevano neanche sfiorare. Sensazioni che non si doveva assolutamente provare. Bisognava ogni volta fermarsi al momento giusto, senza andare mai troppo oltre.
Il compromesso, Will, il compromesso. Una lotta senza più quartiere. E anche stavolta, si sarebbe dovuto fermare. Si sarebbe dovuto imporre di fermarsi. Non doveva rimanere con sé stesso così a lungo, così a fondo, così inerme, così distante dalle creature la cui realtà veniva solo dalla sua mente.
Ma quella volta, quella volta, lui non seppe fermarsi. Si sentiva così "reale", lì, solo davanti al mare. Forse aveva passato il segno. Forse tutto quello sarebbe stato da giustificare. Forse andava avanti da troppo tempo, e di più non avrebbe potuto fare. Ma non avrebbe dovuto sondare la sua anima fino a quel punto. Avrebbe dovuto lasciar perdere. Eppure, non lo fece. Il veleno era già in circolo. Lo sentiva scorrere forte nelle sue vene, nelle profondità più infami della sua anima nera e confusa, lo sentiva battergli nelle tempie, crescere nel suo cuore in un battito in preda al più assurdo furore. Sapeva ormai che sarebbe stato un viaggio senza ritorno. Che non avrebbe a quel punto potuto opporre davvero alcuna resistenza. Presentiva che sarebbe naufragato senza scampo, in quel mare senza sponde né orizzonte, che pareva ormai chiamarlo a sé, anche lui gonfio d'ansia e di furore, forte e incessante come un incubo cui nessuna logica può sperare di dare delle risposte. Quel veleno era in circolo. Non avrebbe potuto fermarlo. Quella stessa ingannevole realtà che egli stesso aveva confezionato cominciava a perdere consistenza, a perdere vigore, a scontrarsi, ad infrangersi e a sfrangiarsi contro qualcosa che l'avrebbe completamente distrutta nel giro di pochi istanti. Quell'inerzia di mediocrità cui si era abbandonato non solo poteva essere spezzata, ma doveva esserlo. Ormai sarebbe bastato solo un piccolo ma deciso atto di volontà, un solo passo nell'abisso, e indietro lui non sarebbe più tornato. Ormai il germe del dubbio, della delusione e del disincanto si era insinuato. Bastava una piccola, impercettibile crepa, per far crollare il palazzo. Il black out era infatti cominciato. Quell'inquieta smania d’infinito, covata a lungo nel regno dei sogni e delle false ipotesi, si era infilata ormai in ogni angolo della realtà. La sua spersonalizzazione, la sua moltiplicazione, la sua piccola egocentrica irrefrenabile rivoluzione personale, tutto era già in atto. Le voci nella sua testa si fanno più insistenti. Urlano, strepitano, si agitano, si confondono, emergono, riaffondano. Sono tutti quei Sè che Will aveva covato dentro giorno dopo giorno, tutti i suoi scheletri nell’armadio che egli aveva pazientemente accumulato nello spazio di una vita. Ma la tempesta era arrivata ormai, e travolge tutto.
Arriva la botta, la rabbia, la frustrazione, per una vita passata solo ad aspettare e ad abbozzare, ad aspettare gli alti e i bassi, ad adeguarsi al socialmente utile, condiviso, giusto, a dimenticare il proprio istinto.
Anche qui il mare, con la sua distesa sconfinata che si apre alla tempesta davanti agli occhi invasati di Will, gioca la sua parte importante: il gioco della marea lo suggestiona, e gli richiama alla mente, mentre l’acqua si abbassa fin quasi a confondersi con la nuda sabbia, la sua vita d’abbandono e di resa, quel suo lasciarsi andare alla corrente, nella sua finta atarassia dei giusti…Con la bassa marea tutto ciò che l’oceano ha nascosto riemerge gloriosamente ed impietosamente: le conchiglie più belle, assieme agli orrendi calcinacci. Tutte le scorie riemergono. Ma riemergono anche le voglie e i sogni più vivi. Il veleno ormai è in circolo. La seduzione è iniziata. Will viene tentato oramai dai suoi stessi alter ego, da quelli che aveva nascosto fino a quel momento per ingraziarsi il mondo. Sente che essi prendono possesso dei suoi nervi, dei suoi sensi, della sua ragione. E, alla fine, è costretto a cedere alle loro lusinghe. Ormai, ha deciso. Il passo è stato fatto. Il dado è tratto.
Vivrà senza limiti tutto sé stesso, anche a costo di perdere tutto. Solo così egli sente che potrà raggiungere l'unica vera pace che è stata concessa agli uomini, che è la pace dei sensi, l'unica in grado di aprire le porte dell'unica vera vita. Niente di quello che aveva messo in piedi nella sua viziosa opera di ipocrisia gli pare ormai abbastanza forte da trattenerlo. E' più forte di lui. Non può che lasciarsi andare. Pronto a sfidare tutto e tutti, a travolgere gli déi e gli uomini, pur di affermarsi e vincere un nuovo Sé stesso. Pronto ad esplorare la propria mente e il proprio corpo fino all’inverosimile, oltre ogni barriera possibile. La vita è “finita”? Will è pronto a passare per tutti i maledetti finiti punti di questa stramaledetta vita. Pronto a lasciare il segno, il segno di essere entrato in comunicazione, o perlomeno in collisione, con tutto quello che lo circonda, e di aver perciò vissuto tutto, nel bene e nel male, e anzi al di là del bene e del male.
Se la vita non vale niente, perché non fa che deluderci, tanto vale sfidare pure la morte. Vivere al confine, sulla lama del rasoio. Perché frenare, se tanto la strada finirà comunque contro un muro? Almeno, si muore dopo aver conosciuto, dopo aver toccato, dopo aver sentito. Anche dopo aver sofferto, certo, sì, ma perlomeno dopo aver sentito come un dio, cazzo, dopo esserglisi avvicinati il più possibile a questo dio, al costo di passare per lle fiamme dell'inferno per arrivare al suo maledetto paradiso...
mercoledì 10 dicembre 2008
A Sea Without Shores ..translation..
Solo un mare senza sponde
Will:
Solitudine e paura
tutto è come avvolto nella nebbia
niente è più tanto chiaro
Perdere il controllo
mentre il buio sta calando su di me
Tutto quello che credevo di avere
mi sembra sia svanito via
Tutto quello che mi resta
è solo questo mare senza sponde
E tutto quello che voglio, ora..
..è solo l'occasione di poter salpare di nuovo,
e ricominciare da capo.
..perché il mio viaggio non è finito
non è ancora finito..
Per ogni cielo che prega
brucia ogni giorno un altro inferno
per ogni angelo che brilla nella Luce
brucia ogni giorno un altro Ulisse
brucia nel pianto dell’uomo
che ha navigato troppo e troppo ha mentito,
e ha saputo ciò che poteva ma non voleva sapere,
e ha gridato forte mille volte tutta la sua rabbia
contro il cielo dubbioso, eppure,
eppure gli ha risposto solo l’eco di un grido, e di un verso,
l'eco di un grido e di un verso,
solo l’eco, l’eco soltanto,
soltanto l’eco di un verso strillato dall’eco.
Per ogni sole che cade,
nasce ogni giorno un altro Icaro.
Perché io
sono condannato
a far rima
con Dio?
brucia ogni giorno un altro Ulisse
brucia nel pianto dell’uomo
che ha navigato troppo e troppo ha mentito,
e ha saputo ciò che poteva ma non voleva sapere,
e ha gridato forte mille volte tutta la sua rabbia
contro il cielo dubbioso, eppure,
eppure gli ha risposto solo l’eco di un grido, e di un verso,
l'eco di un grido e di un verso,
solo l’eco, l’eco soltanto,
soltanto l’eco di un verso strillato dall’eco.
Per ogni sole che cade,
nasce ogni giorno un altro Icaro.
Perché io
sono condannato
a far rima
con Dio?