venerdì 7 novembre 2008

track 2_A sea without shores: the storyline

Chapter II - "Under the rain"
Track 2_A Sea Without Shores
Sono le 14. Will come ogni giorno, in giacca e cravatta, esce dall’ufficio per la sua pausa pranzo. Ma non sarà una pausa come tutte le altre. Benché nell'apparenza elegante, perfetto e sicuro di sé, dentro è più inquieto che mai, assillato com'è dai ritmi e dalle scelte che ogni istante gli impone la sua compiacente finzione; e invece di andare a pranzo, devia dalla strada maestra, prendendo la via che va verso la spiaggia della città, scendendo giù a sud dai grattacieli verso il mare. Ha bisogno di riflettere. Sente il bisogno irrefrenabile di sfogarsi, di lasciarsi andare, di dire basta, cancellare gli schemi entro cui si è inquadrato, e ricominciare a vivere di nuovo, per provare TUTTO quello che non ha provato mai.
Arrivato alla spiaggia, inebriato dai riflessi dettati al mare d'inverno da un sole che sta per cedere il passo alle nubi, si toglie le scarpe e a piedi scalzi si avvia verso il bagnasciuga. Intanto, guarda il mare davanti a sé, mentre una pioggerellina insistente comincia a venir giù dal cielo, pur col sole ancora intenso. La pioggia sembra battere rintocchi impercettibili, come a far eco alle mille voci che da qualche minuto hanno preso ad affollarsi nella sua mente, mentre una serie infinita di domande e risposte gli ronzano dentro. Tutta la vita gli scorre davanti, tutto sé stesso, e non solo quel sé stesso che sta guardando riflesso nella chiara risacca, ma anche a quel Will dei momenti più bui la cui irruzione di tanto in tanto la sua vita perfetta ha dovuto tollerare.
Non sa cosa fare, non sa più cosa pensare, e un’angoscia profonda lo prende, nel dubbio di aver trasformato la sua stessa vita in un’ignobile monotona arte della sopravvivenza e del compromesso, di aver buttato tutto il suo tempo per costruirsi una realtà di successo forse, ma fittizia, vuota, insoddisfacente.
La verità è che si accorge di sentirsi assolutamente SOLO anche in mezzo a tutta la gente che è riuscito via via a coinvolgere nella sua vita. E ha paura. Qui riecheggiano i versi “Loneliness and fear...” con cui inizia il testo. Dentro questa solitudine, il mare comincia a scavare nella sua anima, assieme alla pioggia che continua a cadere, e al vento che ora soffia tempesta.
La metafora del “mare senza sponde”, dell’oceano senza più approdi né porti cui la finzione lo hanno condotto, si intona così alla sua desolata confusione e al senso di abbandono e disorientamento che lo assale, nell’amara presa di coscienza che forse qualcosa sarebbe potuto essere diverso, che si sarebbe potuto vivere altrimenti, per “sentirsi” di più, “riempirsi” di più, "trovarsi" di più. Ora, invece, è solo un girare a vuoto, senza senso, senza capire, senza potersi mai davvero fermare, senza poter mai veramente cambiare. Girare in cerchio, senza mai toccare nulla per davvero, senza mai vivere nulla per davvero, senza mai lasciare un segno per davvero.

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